e la sua patria, di tutto un po’.

Arrivando a Genova vedrai una citta' regale, addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare ...

Francesco Petrarca (1358), Itinerarium breve de Ianua ad Ierusalem

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venerdì 27 gennaio 2012

LUIGI TENCO


Era la notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967 quando Luigi Tenco, il tenebroso cantautore genovese, si tolse la vita dopo essere stato eliminato da Sanremo, il Festival della canzone italiana. Tenco aveva presentato "Ciao amore ciao", un brano di aspro contenuto sociale che non poteva piacere alla placida platea sanremese e che infatti non arrivò neppure in finale. 

Nato il 21 marzo 1938 a Cassine, in provincia di Alessandria, il suo esordio discografico avviene nel 1959 con la pubblicazione contemporanea di due singoli, "Mai" e "Mi chiedi solo amore", riuniti anche in un unico EP. 

Cresciuto artisticamente a Genova, da profondo appassionato di jazz, partecipa a differenti esperienze musicali in gruppi che ebbero, tra le fila, anche Bruno Lauzi, Gino Paoli e Fabrizio De André. Il suo primo gruppo si chiamava "Jelly Roll boys jazz band" e questo la dice lunga sui suoi gusti personali. I suoi miti di allora si chiamano infatti Jelly Roll Morton, Chet Baker, Gerry Mulligan, Paul Desmond. 

Inizialmente il cantautore è accompagnato dal gruppo dei "Cavalieri", fra cui si possono annoverare alcuni fra i più bei nomi della musica italiana come Enzo Jannacci al pianoforte, Gianfranco Reverberi al vibrafono, Paolo Tomelleri al clarino e Nando De Luca alla batteria. Poco considerato da pubblica e critica, per il singolo successivo, "Amore", Tenco usa lo pseudonimo di Gigi Mai. 

Un dato curioso da sottolineare e che pochi ricordano è che Tenco nel corso della sua carriera userà altri due pseudonimi: quello di Gordon Cliff nel 1960 per il singolo "Tell me that you love me" (versione inglese di "Parlami d'amore Mariù") e di "Dick Ventuno" per un'edizione del singolo "Quando", sempre del 1960, nonchè per le cover delle canzoni "Notturno senza luna" e "Qualcuno mi ama", incluse nell'antologia "Tutte le canzoni" del 24° Festival di Sanremo (1961). 

Dal 1959 al 1963 incide per il gruppo Ricordi un album che prende il suo nome e una ventina di singoli, tra i quali "Mi sono innamorato di te" e "Io sì". Dal 1964 al 65 incide per la Saar (etichetta Jolly) un altro album "Luigi Tenco", intitolato ancora una volta, stranamente, con il suo solo nome e tre singoli. In questo periodo il cantante alterna le canzoni d'amore ("Ho capito che ti amo", "Ah .. l'amore, l'amore") con ballate di carattere sociale ("Vita sociale", "Hobby", "Giornali femminili" e altre ancora), che verranno pubblicati però solo dopo la sua morte. 

Nel 1966 firma un contratto con la RCA, per la quale pubblica un album ("Tenco") e due singoli, "Un giorno dopo l'altro" e "Lontano, lontano". Nello stesso anno nasce le relazione con la cantante Dalida. 

Nel 1967 partecipa allo sfortunato Festival di Sanremo che acuirà una già profonda crisi interiore che il sensibile cantante covava da tempo. Trovato il suo corpo nella camera da letto dell'Hotel Savoy in cui alloggiava, la motivazione ufficiale del suo decesso, vergata d'altronde dallo stesso cantante su un biglietto trovato nella sua stanza, parlava di un'incomprensione della giuria, che bocciava la sua "Ciao amore, ciao" (nell'occasione cantata in coppia con Dalida) per promuovere canzoni di basso livello come "Io, tu e le rose" e "La rivoluzione". 

Tuttavia, a distanza ormai di decenni rimangono ancora molti dubbi sulle cause reali della sua morte, salvo il fatto che Tenco, a dare ascolto a chi lo conosceva bene, era indubbiamente lacerato da un lato da una smaniosa ansia di essere riconosciuto come artista dal più ampio pubblico possibile e dall'altra dal desiderio di rimanere "autentico" dal punto di vista artistico, senza cedere a pressioni commerciali o a svilimenti della sua vena poetico-musicale. 

Nel mese di dicembre 2005 il procuratore di Sanremo, Mariano Gagliano, ha deciso di riaprire il caso e di riesumare la salma.

mercoledì 11 gennaio 2012

FABRIZIO DE ANDRE'



Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 a Genova (Pegli) in Via De Nicolay 12 da Luisa Amerio e Giuseppe De André, professore in alcuni istituti privati da lui diretti.
Nella primavera del 1941 il professor De André, antifascista, visto l'aggravarsi della situazione a causa della guerra, si reca nell'Astigiano alla ricerca di un cascinale ove far rifugiare i propri familiari e acquista nei pressi di Revignano d'Asti, in strada Calunga, la Cascina dell'Orto ove Fabrizio trascorre parte della propria infanzia con la madre e il fratello Mauro, maggiore di quattro anni. 
Qui il piccolo "Bicio" - come viene soprannominato - impara a conoscere tutti gli aspetti della vita contadina, integrandosi con le persone del luogo e facendosi benvolere dalle stesse. E' proprio in tale contesto che cominciano a manifestare i primi segni di interesse per la musica: un giorno la madre lo trova in piedi su una sedia, con la radio accesa, intento a dirigere un brano sinfonico a mò di direttore d'orchestra. In effetti, la leggenda narra che si trattasse del "Valzer campestre" del celebre direttore d'orchestra e compositore Gino Marinuzzi, dal quale, oltre venticinque anni dopo, Fabrizio trarrà ispirazione per la canzone "Valzer per un amore". 


Nel 1945 la famiglia De André torna a Genova, stabilendosi nel nuovo appartamento di Via Trieste 8. Nell'ottobre del 1946 il piccolo Fabrizio viene iscritto alla scuola elementare presso l'Istituto delle suore Marcelline (da lui ribattezzate "porcelline") dove inizia a manifestare il suo temperamento ribelle e anticonformista. Gli espliciti segnali di insofferenza alla disciplina da parte del figlio inducono in seguito i coniugi De André a ritirarlo dalla struttura privata per iscriverlo in una scuola statale, l'Armando Diaz. Nel 1948, constatata la particolare predisposizione del figlio, i genitori di Fabrizio, estimatori di musica classica, decidono di fargli studiare il violino affidandolo alle mani del maestro Gatti, il quale individua subito il talento del giovane allievo. 



Nel '51 De André inizia la frequentazione della scuola media Giovanni Pascoli ma una sua bocciatura, in seconda, fa infuriare il padre in maniera tale che lo demanda, per l'educazione, ai severissimi gesuiti dell'Arecco. Finirà poi le medie al Palazzi. Nel 1954, sul piano musicale, affronta anche lo studio della chitarra con il maestro colombiano Alex Giraldo. 



E'dell'anno dopo la prima esibizione in pubblico a uno spettacolo di beneficenza organizzato al Teatro Carlo Felice dall'Auxilium di Genova. Il suo primo gruppo suona genere country e western, girando per club privati e feste ma Fabrizio si avvicina poco dopo alla musica jazz e, nel '56, scopre la canzone francese nonchè quella trobadorica medievale. 



Di ritorno dalla Francia il padre gli porta in regalo due 78 giri di Georges Brassens del quale il musicista in erba inizia a tradurne alcuni testi. Seguono gli studi ginnasiali, liceali ed infine universitari (facoltà di giurisprudenza), interrotti a sei esami dalla fine. Il suo primo disco esce nel '58 (l'ormai dimenticato singolo "Nuvole barocche"), seguito da altri episodi a 45 giri, ma la svolta artistica matura diversi anni dopo, quando Mina gli incide "La Canzone di Marinella", che si trasforma in un grande successo. 



Tra i suoi amici di allora ci sono Gino Paoli, Luigi Tenco, Paolo Villaggio. Nel 1962 sposa Enrica Rignon e nasce il figlio Cristiano. 



Sono i modelli americani e francesi del tempo a stregare il giovane cantautore che s'accompagna con la chitarra acustica, che si batte contro l'ipocrisia bigotta e le convenzioni borghesi imperanti, in brani diventati poi storici come "La Guerra di Piero", "Bocca di Rosa", "Via del Campo". Seguirono altri album, accolti con entusiasmo da un pugno di cultori ma passati sotto silenzio dalla critica. Così come la stessa sorte segnò album stupendi come "La buona novella" (del 1970, una rilettura dei vangeli apocrifi), e "Non al denaro né all'amore nè al cielo", l'adattamento dell'Antologia di Spoon River, firmato insieme con Fernanda Pivano, senza dimenticare "Storia di un impiegato" profondo lavoro di marca pacifista. 



Solo dal 1975 De André, schivo e taciturno, accetta di esibirsi in tour. Nel 1977 nasce Luvi, la seconda figlia dalla compagna Dori Ghezzi. Proprio la bionda cantante e De André vengono rapiti dall'anonima sarda, nella loro villa di Tempio Pausania nel 1979. Il sequestro dura quattro mesi e porta alla realizzazione dell'"Indiano" nel 1981 dove la cultura sarda dei pastori viene accostata a quella dei nativi d'America. La consacrazione internazionale arriva con "Creuza de ma", nel 1984 dove il dialetto ligure e l'atmosfera sonora mediterranea raccontano odori, personaggi e storie di porto. Il disco segna una pietra miliare per l'allora nascente world music italiana ed e' premiato dalla critica come miglior album dell'anno e del decennio. 



. Nel 1988 sposa la compagna Dori Ghezzi, e nel 1989 intraprende una collaborazione con Ivano Fossati (da cui nascono brani come "Questi posti davanti al mare"). Nel 1990 pubblica "Le nuvole", grande successo di vendite e di critica, che è accompagnato da un tour trionfale. Segue l'album live del '91 e il tour teatrale del 1992, poi un silenzio di quattro anni, interrotto solo nel 1996, quando torna sul mercato discografico con "Anime Salve", altro disco molto amato dalla critica e dal pubblico. 



L'11 gennaio 1999 Fabrizio De André muore a Milano, stroncato da un male incurabile. I suoi funerali si svolgono il 13 gennaio a Genova alla presenza di oltre diecimila persone.
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